In Italia tutto è un po' fumoso, però qui la cosa non è poi tanto complicata: se vendi un prodotto fatto in serie e non singoli pezzi teoricamente irripetibili (nel senso che non saranno mai esattamente identici, come è il caso delle cose fatte a mano) il prodotto non è artigianale e quindi ti serve la marcatura CE. Chiaramente parliamo di oggetti fisici. Nel caso di un gioco da tavolo è pressoché certo che ti serva, ma non dipende in alcun modo da chi produce le miniature, se tu o terzi.
Nel caso di un gioco da tavolo è pressoché certo che ti serva, ma non dipende in alcun modo da chi produce le miniature, se tu o terzi.
Domanda: ho capito bene che se devi realizzare i segnalini e li fai fare da un terzista, il terzista stesso ha in capo la marcatura CE dei segnalini? Seconda domanda: Se è così, il fatto che tu fai stampare i segnalini da un terzista, il tabellone da un altro terzista, ti approvvigioni della scatola da un altro ancora e dei dadi da un'altro, mettiamo tutti con attestato marchio CE: ti basta questo per commercializzare il gioco oppure non puoi esimerti dal richiedere agli organi competenti la TUA marchiatura CE (che magari sarà impossibile non darti perchè tutto quello che avrai usato sarà stata roba marchiata CE)? Terza domanda (dove volevo arrivare): se realizzi i segnalini in modo para-artigianale usando prodotti di serie nati per altri scopi, assemblandoli poi tra loro in proprio? (esempio per capirsi: risali al produttore e ti compri una quantità di cilindretti di plastica che hai trovato dentro alla scatolina per avvolgere il filo interdentale, poi usi bottoni di plastica colorata prodotti per il settore della maglieria e ci fai la capocchia del segnalino incollandola sul cilindretto di prima) Insomma la riflessione è che se vuoi produrre una preserie lo stampo per plastica a iniezione non conviene, e allo stesso tempo non è conveniente una fattura completamente artigianale come rapporto tra tempo necessario/quantità producibile/qualità finale…ecco che se ti inventi il segnalino ricomponendo parti industriali tra loro, avrai sì da un lato sempre il lavoro artigianale da fare, ma molto più veloce, e dall'altro lato otterrai segnalini già rifiniti a livello di prodotto di serie per uniformità e qualità della fattura…) Ecco, in un caso simile come ti comporti riguardo alla marchiatura CE?
Ecco, anche oggi non ho vissuto invano. La prima cosa che farò un volta tornato a casa sarà aprire la scatolina del filo interdentale per recuperare il cilindretto.
"La vita umana non dura che un istante, bisognerebbe trascorrerla a fare ciò che piace. In questo mondo, fugace come un sogno, vivere nell'affanno è follia. Ma non rivelerò questo segreto del mestiere ai giovani, visto come vanno le cose oggi nel mondo. Potrebbero fraintendermi."
Domanda: ho capito bene che se devi realizzare i segnalini e li fai fare da un terzista, il terzista stesso ha in capo la marcatura CE dei segnalini? Seconda domanda: Se è così, il fatto che tu fai stampare i segnalini da un terzista, il tabellone da un altro terzista, ti approvvigioni della scatola da un altro ancora e dei dadi da un'altro, mettiamo tutti con attestato marchio CE: ti basta questo per commercializzare il gioco oppure non puoi esimerti dal richiedere agli organi competenti la TUA marchiatura CE (che magari sarà impossibile non darti perchè tutto quello che avrai usato sarà stata roba marchiata CE)?
La marcatura CE deve avercela il prodotto finale, non le parti componenti/materie prime. Poi se queste hanno per conto loro il marchio CE magari aiuta, ma nella realtà potresti comunque usarle tu in maniera tale da invalidarlo, quindi è molto relativo. Tra l'altro non ho la certezza matematica che un subfornitore debba preoccuparsi della marcatura CE di qualcosa che produce su tue specifiche.
Terza domanda (dove volevo arrivare): se realizzi i segnalini in modo para-artigianale usando prodotti di serie nati per altri scopi, […] Ecco, in un caso simile come ti comporti riguardo alla marchiatura CE?
presumibilmente ti tocca lo stesso averla, ma bisognerebbe studiarsi bene la normativa.
presumibilmente ti tocca lo stesso averla, ma bisognerebbe studiarsi bene la normativa.
Certamente bisogna studiarsi bene la normativa e soprattutto la propria posizione personale, perchè anche se qui è splendidamente utile scambiare esperienze e pareri, anche se del tutto competenti restano sempre “pareri di altri”, mentre con la burocrazia e le normative dobbiamo farci i conti ciascuno del suo. Quello che mi logora il sistema nervoso è come mai quando parliamo tra creativi che hanno lo spirito di iniziativa di fare qualcosa abbiamo (almeno io ho) la sensazione di scambiare affermazioni sensate, concrete, che interpretano la realtà come finalizzata all'obiettivo di creare e commercializzare un prodotto, mentre quando parliamo con i commercialisti, gli avvocati, gli addetti della Camera di Commercio (quelli che ci dovrebbero illuminare) abbiamo invece (almeno ho io) la sensazione che nessuno dica cose esatte, certe, definitive, appropriate rispetto al caso che gli è stato sottoposto, etc etc, insomma che nessuno sappia esattamente di cosa sta parlando!!! Beh, fermo la tomella qui o non ne esco. Comunque se come ho letto qui la marchiatura CE non è richiesta in caso di realizzazioni artigianali, una volta fatti due conti ed eventualmente stabilita la convenienza di produrre una preserie di un paio di centinaia di pezzi allora conviene scavalcare il problema producendo un prodotto artigianale…. E però poi nascono le seccature: cosa significa “prodotto artigianale”? Perchè il problema di questa definizione è che non riguarda l'oggetto, il gioco, ma l'individuo, il produttore, che per produrre un prodotto artigianale dovrà essere inquadrato come “artigiano”, con tutto il corollario di iscrizione alla CCIAA, IRAP, INPS minima a prescindere dal fatturato, INAIL, sede di attività non in casa propria ma in locale apposito accatastato come idoneo ad ospitare un'attività artigiana, quindi dotato di estintore, condizionatore e permesso ASL etc etc). Impiantare tutto l'ambaradan solo per un gioco in scatola significa avere la certezza di un costo fisso di almeno una decina di migliaia di euro all'anno, che tradotto significa dover vendere almeno 4000 copie del gioco in un anno solo per stare in pari. E significa che l'anno dopo vi chiedono l'anticipo del 90% di IRPEF in base a quanto pagato l'anno precedente, ed ecco che se invece di 4000 copie ne avete vendute 2500 siete già falliti. Che posto di Geni, l'Italia…
Lo so che sembra una cosa assurda ma “prodotto artigianale” non è uguale a “prodotto di un artigiano”. Ovvero, un artigiano produce per sua natura prodotti artigianali, ma non vuol dire che per fare prodotti artigianali si debba essere artigiani (potrei farti l'esempio del “gelato artigianale” che con gli artigiani non c'entra davvero un tubo, ma scivoleremmo in un'ennesima categoria). C'è comunque un problema aggiuntivo, ovvero che un prodotto anche artigianale può comunque necessitare di marcatura CE. È il caso, ad esempio, di tutti i prodotti elettrici (hai fabbricato una bella scultura di cartapesta di Biancaneve e i sette nani? Bene, è artigianale e puoi venderla senza marchio. Ci metti dentro una lampadina? È ancora artigianale, ma serve il marchio), e di ciò che è destinato (anche o esclusivamente) a ragazzi sotto i 14 anni, perché a quel punto rientra nella categoria dei giocattoli, che devono avere la marcatura CE per forza.
concordo con Koril , ha senso (a volte) solo se devi farlo testare a qualcuno poco esperto o “fuori ambiente” , un gamer che è abituato a testare prototipi o un editore, valutano la funzionalità, non l'estetica.
== La macchina del capo ha un buco nella gomma. Hai bisogno di 3 segnalini Mc-Gyver e un token Cewingum per ripararla. ==
== Fatti non foste per viver come bruti, ma per piazzar omini e cubettame ==
Magari vogliono mostrare una loro idea anche dell'estetica…
Per fare autoproduzione, mostrare un'idea dell'estetica serve davvero a poco in fase di test, se non magari per una campagna su kickstarter e simili (ma anche lì l'oggetto fisico serve a poco). Se si vuole presentare l'idea a un editore, a lui interesserà relativamente poco della “tua” idea sull'estetica, sarà più interessato al gioco.
Cérto
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