Del resto è risaputo che più il gioco è d'elite meno sono i fruitori… e questo vale anche per i boardgames, saranno sempre meno i giocatori di caylus rispetto a quelli di monopoli!
Questo lo ritengo falso. Il successo attuale di un gioco non è determinato da quanto sia ben fatto (dire d'élite è tautologico: un gioco per pochi è giocato da pochi… certo!, immagino intendessi “progettato bene“, nel senso che comunemente gli si da in questo sito), ma da altri fattori, quali ad esempio quelli tradizionali (v. Tombola), le spinte commerciali (v. Monopoli, Cluedo, ecc.), i marchi, ecc. Ci sono due controesempi che si possono fare per confutare questa affermazione: 1) esistono giochi di ottima qualità e che sono popolarissimi, come gli scacchi, il calcio e il nascondino, 2) se io facessi un gioco brutto, non solo non diverrebbe popolare, ma non verrebbe nemmeno pubblicato!
Il discorso sulla cultura in CVEM è sicuramente fuori tema (non solo del thread, ma anche del sito!), ma se vogliamo proseguirlo ugualmente, mi limito a sottolineare che forse il tuo unico errore è quello di confondere il concetto di “apprendere nozioni” con quello di “costruire cultura”. Riconosco che sono concetti simili ma, se ci pensate, profondamente diversi, a tal punto da cambiare la mentalità di un popolo. E se lo ribadisco qui, col rischio di offendere, non è di certo per ottenere applausi, ma per far riflettere al costo di ricevere improperi.
Il gioco se è fatto bene piace a chi gioca, invece in TV deve piacere a chi guarda, per cui prima di gioco deve essere spettacolo.
Questa invece mi sembra una considerazione importante, che sarà pure banale ma è senz'altro utile che venga tirata fuori. Tuttavia, esistono tantissimi giochi ben fatti che appassionano chi li guarda enormemente di più degli show televisivi: gli sport. Quindi, a mio parere non è impossibile a priori unire la qualità del gioco con il successo di pubblico.
Sempre con riferimento a Rayden, non so perchè odi il genere di giochi alla Trivial. A me piacerebbe molto se fosse ben fatto. Il vero grande difetto è quello che hai sottolineato nell'assurdità delle domande. Se vendessero set di carte tematiche, con domande ben strutturate sui vari settori dello scibile umano a me piacerebbe tantissimo!
Ritengo il Trivial noioso, fortunoso, ma soprattutto diseducativo. Sul mio commento al gioco sulla Tana dei Goblin sono stato ben più duro di ora contro questo gioco…
– Non e' vero che i giochi televisivi siano tutti banali domande e risposte. Ad esempio La ruota della fortuna ha la sua dote di fortuna (come e' giusto che sia) ma richiede anche abilità. Non a caso credo sia uno dei più longevi e diffusi TV show.
Ah, è vero. Ma è l'unico barlume di scelta “tattica” dato in un gioco televisivo? O ci sono altri esempi?
– L'abilità dei giocatori non deve essere determinante, per evitare che concorrenti troppo forti “ammazzino” l'interesse del pubblico. Con i quiz l'errore e' sempre in agguato e anche una domanda semplice puo' essere sconosciuta al super esperto. Se si tratta di pura strategia con certi personaggi si andrebbe avanti per anni prima di vederli perdere.
Su questo non sono d'accordo. Esistono infiniti modi per ovviare a questo problema, qualora sia necessario: ad esempio, prevedere una regola che penalizzi il “campione in carica” sempre più man mano che macina puntate…
– Applicare eventuali strategie, tipo l'ordine dei concorrenti in i Soliti Ignoti, limita il potere della regia.
Questo è vero, ma ciò non toglie che sia possibile progettare giochi ben fatti che tengano conto, tra le altre cose, anche del potere da lasciare alla regia.
– Infine esprimo una opinione controcorrente, a favore del nozionismo: dopo decenni di critiche c'e' chi oggi ne riscopre i lati positivi. Perche' in fin dei conti nozione significa informazione. Tutti i processi cognitivi partono dall'assimilazione di semplici dati, che devono essere presi così come sono: nozioni. Prese da sole significano poco ma se mettiamo tante informazioni basiche assieme e le sappiamo relazionare e rielaborare ecco che si inizia a vederne l'utilità. Ovviamente da sola non serve a quasi niente… un mio semplice pensiero.
Da studente specializzando in Didattica, su questo non sono AFFATTO d'accordo. Ma la tua opinione fa riferimento a fonti che non citi, quindi non posso proseguire costruttivamente la discussione.
Comunque, a parte questi discorsi fuori tema, e nell'ottica di rispostare la discussione su argomenti interessanti agli utenti di IdG, quello che voglio sostenere è che, secondo me, i giochi in TV potrebbero essere migliori se progettati da esperti, e intendo migliori da ogni punto di vista, soprattutto da quello di chi vuole che quel format frutti tanti soldi. Ciononosante, mi rendo conto di essere una voce fuori dal coro (non solo qui dentro, ma nel mondo, visto che attualmente pare che non ci siano game designer professionisti a progettare giochi per la televisione), e quando mi capita così per prima cosa mi chiedo se non sono io il matto. Ma visto che ci ho riflettuto a lungo, e finora nessuno ha dato risposte che mi hanno convinto del contrario, continuo a rimanere della mia idea, pronto ad essere contraddetto.
Secondo me il fatto di essere spettacolo PRIMA di gioco è centrale nella discussione che proponi. A mio avviso la costruzione 'povera' di contenuti ludici è una scelta ben precisa. E' indubbio che potrebbero essere costruiti meglio, ma un obiettivo nasce da un'esigenza. Evidentemente questa esigenza non la sentono, fanno già pubblico in questo modo. Inoltre la creazione di format è una professione specifica, se hai buone idee proponiti! Ma tieni conto del fatto che la bontà della costruzione ludica verrà sempre in secondo piano rispetto alle esigenze televisive.
Riguardo invece la mia prima affermazione sul gioco d'Elite, evidentemente mi sono espresso male. Effettivamente chiamato così è una tautologia, ma inconsciamente avevo racchiuso nella definizione la conclusione del mio discorso Intendevo un gioco con alto contenuto strategico e struttura complessa sarà sempre meno giocato di un gioco più semplice con fattore alea alto. E questo a prescindere da scelte commerciali e altre considerazioni. Gli scacchi non sono un esempio, per diversi motivi. Primo, sono un gioco antico che si è stratificato ed è evoluto nei secoli, come l'arte della guerra di cui sono una astrazione. Secondo, chi gioca a scacchi fa solo quello, è come uno sport. Ci dedichi la vita e non finisci mai di migliorare, non è un gioco che tiri fuori il sabato sera in alternativa ai Coloni di Catan…
Dizzark mi ha anticipato: ci sono professioni dietro ogni gioco televisivo. fare il game designer di board game o l'autore di giochi TV sono 2 professioni diversi. quasi nessuno di noi potrebbe proporsi come autore di giochi TV.
Volevo dire un altro paio di cose: – i giocatori accaniti e molti game designer si accaniscono contro i giochi di massa o con molta fortuna come Il gioco dell'oca o I party games. Ultimamente ho dovuto ricredermi su questo tipo di giochi: 1) ci dimentichiamo che li giocavamo da piccoli e ci divertivano, 2) per avvicinare un giocatore occasionale, meglio una partita a dixit che ad agricola. Per me è solo controproducente osteggiare giochi da tavolo o TV di questo tipo.
– spartaco albertarelli, nel suo seminario, ha detto che un gioco da tavolo ha successo se chi vince, pensa sia merito della sua bravura, e se chi perde pensa che dipenda dalla sua sfortuna. In uno dei vostri post precedenti ho letto qualcosa di simile sui quiz TV. C'è una certa analogia da tenere in considerazione, se si vuole conquistare una buona fetta di pubblico
Ciao
Una trasposizione scadente di una licenza in un gioco ha ottime possibilità di uccidere un potenziale nuovo giocatore, di stroncarne sul nascere l’entusiasmo e la volontà di scoprire se ci sono “altri giochi belli come questo” (A. Chiarvesio)
Inoltre la creazione di format è una professione specifica, se hai buone idee proponiti! Ma tieni conto del fatto che la bontà della costruzione ludica verrà sempre in secondo piano rispetto alle esigenze televisive.
Ma io non sono un professionista, o meglio… non ancora (spero)! La mia speranza è che la qualità ludica sia messa in secondo piano rispetto alle esigenze televisive solo perché non se ne sono ancora colte le potenzialità, soprattutto economiche. Ma probabilmente mi illudo.
Dizzark mi ha anticipato: ci sono professioni dietro ogni gioco televisivo. fare il game designer di board game o l'autore di giochi TV sono 2 professioni diversi. quasi nessuno di noi potrebbe proporsi come autore di giochi TV.
Ci sono professionisti game designer dietro ai giochi per TV? O solo professionisti format designer? Perché questa è la domanda che ho posto all'inizio del thread, a cui finora nessuno ha risposto. Se esistono game designer che progettano giochi televisivi, sono ben lieto di conoscerli!
Intendevo un gioco con alto contenuto strategico e struttura complessa sarà sempre meno giocato di un gioco più semplice con fattore alea alto. E questo a prescindere da scelte commerciali e altre considerazioni.
– i giocatori accaniti e molti game designer si accaniscono contro i giochi di massa o con molta fortuna come Il gioco dell'oca o I party games. Ultimamente ho dovuto ricredermi su questo tipo di giochi: 1) ci dimentichiamo che li giocavamo da piccoli e ci divertivano, 2) per avvicinare un giocatore occasionale, meglio una partita a dixit che ad agricola. Per me è solo controproducente osteggiare giochi da tavolo o TV di questo tipo.
Ragazzi, ma mi state prendendo in giro? Credete che con “gioco ben fatto” intenda “con alto contenuto strategico e struttura complessa”?? So benissimo che non solo non sono sinonimi, anzi, spesso diventano contrari! Per capirci, uno dei più grandi capolavori di board game design degli ultimi anni, per me, è Ticket to Ride. Non mi sognerei mai di dare questo “titolo” a Agricola o Here I Stand.
Gli scacchi non sono un esempio, per diversi motivi. Primo, sono un gioco antico che si è stratificato ed è evoluto nei secoli, come l'arte della guerra di cui sono una astrazione. Secondo, chi gioca a scacchi fa solo quello, è come uno sport. Ci dedichi la vita e non finisci mai di migliorare, non è un gioco che tiri fuori il sabato sera in alternativa ai Coloni di Catan…
Beh, questo però non è vero. Tantissima gente gioca a scacchi “tirandolo fuori il sabato sera al posto dei Coloni di Catan”, io stesso (oddio, ultimamente è un po' che non ci gioco più, ma se è per questo anche a Puerto Rico, ma perché ho l'ansia di provare sempre giochi nuovi, è un altro discorso). Coloro che “fanno solo quello” sono una cerchia ristretta: il pubblico di impallinati/professionisti, che partecipano continuamente a tornei, studiano e conoscono la teoria alla perfezione, ecc., ma non puoi dire che è un gioco solo per appassionati! Ma lo stesso vale per la dama o per il tressette. Non verrai ora a dirmi che il tressette è un gioco per soli impallinati, spero! Eppure, è un gioco dalle scelte tattiche tutt'altro che banali. Per non parlare della briscola chiamata. L'unica obiezione che si può fare a questi giochi è quella che hai fatto prima: non sono spettacoli, sono solo giochi. Ma di certo non puoi dire che non hanno avuto successo perché non sono banali.
– spartaco albertarelli, nel suo seminario, ha detto che un gioco da tavolo ha successo se chi vince, pensa sia merito della sua bravura, e se chi perde pensa che dipenda dalla sua sfortuna. In uno dei vostri post precedenti ho letto qualcosa di simile sui quiz TV. C'è una certa analogia da tenere in considerazione, se si vuole conquistare una buona fetta di pubblico
Questa è una considerazione che avevo fatto anche io nel mio piccolo, e mi ha rallegrato vederla uscire dalla bocca di Spartaco: la condivido perfettamente. Però, secondo voi, chi vince al gioco-pacco (o gioco dei pacchi, o come diavolo si chiama) pensa sia merito della sua bravura? Se è così, o è un vero mago, o è un vero idiota! Ciononostante, questa considerazione vale per la soddisfazione del giocatore, non del pubblico. Quindi, purtroppo, in questo discorso serve a poco.
Ah, è vero. Ma è l'unico barlume di scelta “tattica” dato in un gioco televisivo? O ci sono altri esempi?
Oltre alla Ruota della Fortuna ce ne sono davvero tanti…molti più di quanto penseresti! Alcuni esempi:
PAROLIAMO: in onda su Tmc e poi su Rai2 CONTIAMO: vd. Paroliamo, era contenuto nella medesima trasmissione BIS: Canale5, quiz basato sui rebus, condotto da Mike Bongiorno andava in onda poco prima di pranzo e prima del Pranzo e Servito. DOPPIO SLALOM: Canale5, prima condotto da Corrado Tedeschi e poi da Paolo Bonolis, domande di cultura applicata alla logica del gioco HEXXAGON, i concorrenti su una griglia esagonale “accendevano” con il proprio colore un esagono sulla griglia, il primo che congiungeva un lato con un'altro era il vincitore. IL GIOCO DEI 9: il tris con le domande. PAROLA MIA: Quiz di Luciano Rispoli in onda sulle reti Rai, un quiz basato sulla lingua italiana. PER UN PUGNO DI LIBRI: in onda dalla fine degli anni 90 ad oggi, prima condotto da Patrizio Roversi, poi da Neri Marcorè (tuttora).
Forse il più “tattico” è DOPPIO SLALOM, ve lo ricordate? Si svolgeva come su un tabellone di un gioco in scatola, oltre a dare le risposte esatte, bisognava anche ostacolare l'avversario sul piano di gioco…molto interessante come gioco “astratto” a Quiz! Vi ho convinto?
…c'è però “Chi vuol essere milionario”, in cui il giocatore può anche impiegare 20 minuti per rispondere ad una domanda, facendo molti ragionamenti ad alta voce e cambiando spesso idea su quale possa essere la soluzione… e la tensione in quella tramissione resta comunque alta.
Si tratta di una eccezione?
Ciao
Carissimo! A mio avviso non si tratta di un'eccezione. Chi vuol essere milionario risponde ai canoni della Tv odierna. Il ragionamento che viene fatto è altamente televisivo, perchè è un ragionamento ad alta voce che coinvolge anche gli spettatori che assistono. I 20 minuti su una domanda creano suspance e anche voglia di ragionare assieme al concorrente stesso. Si punta in molti giochi tv su un aspetto principale: far si che lo spettatore cerchi di immedesimarsi nel concorrente, ed in CVEM il ragionamento ad alta voce è una componente importante per questo scopo. Basti pensare che un dictat degli autori del programma è proprio quello: ragionare sempre ad alta voce per non avere tempi morti nelle registrazioni (anche sulle domande più semplici). Ricordo anche che CVEM è registrato, quello che va in onda è montato a regola d'arte; so di concorrenti che saltavano di palo in frasca durante una ragistrazione, il montaggio durante la messa in onda ha reso il raigonament più “fluido”…
La scelta del concorrente di CVEM non è una scelta strategica, è una scelta basata sulla cognizione e sul rischio di tornare a casa. I giochi Tv sono accumunati dall'elemento di scelta che è sempre a 2 vie (Prendero o lasciare, Lascia o raddoppia, etc..); difficilmente vi sono scelte con più di 2 vie perchè troppo poco televisive.
Ci puoi scrivere un libro su questo argomento, complimenti.
Gio
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