Io, nonostante la mia grandissima passione per gli scacchi, devo dire che un po’ di dado lo apprezzo sempre. Certo, i giochi senza fortuna alla Puerto Rico danno più soddisfazione, perché se vinci sai che sei stato il più forte e non il più fortunato.
Però in generale io gioco per divertirmi e molto spesso la componente divertimento è associata alla fortuna (o meglio ancora, alla sfiga altrui).
Personalmente credo che i giochi “tedeschi” migliori li facciano proprio i Tedeschi! Noi Italiani siamo dotati di fantasia, inventiva e humor, quindi secondo me un pizzico di alea dovremmo metterlo in tutti i giochi, proprio per il fatto che sappiamo sicuramente metterlo in modo divertente.
Che ne pensate?
Mario Sacchi - Post Scriptum http://postscriptum-games.it Il mondo è bello perché è Mario
Personalmente credo che i giochi “tedeschi” migliori li facciano proprio i Tedeschi! Noi Italiani siamo dotati di fantasia, inventiva e humor, quindi secondo me un pizzico di alea dovremmo metterlo in tutti i giochi, proprio per il fatto che sappiamo sicuramente metterlo in modo divertente.
Che ne pensate?
Non sono del tutto d’ accordo sul fatto che “dovremmo metterlo”.
Cerco di spiegarmi, potremmo anche definire un manifesto di ciò che è l’italian game, anche perchè alla luce degli ultimi giochi italiani (Colovini escluso) un certo fil rouge si può trovare. Ma non credo sia giusto rinchiudere tutto in definizioni, perchè il fatto di non appartenere a nessun genere ben definito è, secondo me, il grosso potenziale degli autori italiani.
L’ alea e in generale la “Nebbia di guerra” hanno non solo il nobile scopo di far entrare il giocatore nella sfera dell’imprevedibile, scatenando ataviche dinamiche pseudo-religiose da voi bene descritte, ma soprattutto serve a ridurre la profondità dell’albero combinatorio che il giocatore può/deve esplorare prima di fare la mossa.
NOn avrei saputo dirlo meglio!
I mie complimenti X la poeticità della definizione :y32b4:
Non sono del tutto d’ accordo sul fatto che “dovremmo metterlo”.
Cerco di spiegarmi, potremmo anche definire un manifesto di ciò che è l’italian game, anche perchè alla luce degli ultimi giochi italiani (Colovini escluso) un certo fil rouge si può trovare. Ma non credo sia giusto rinchiudere tutto in definizioni, perchè il fatto di non appartenere a nessun genere ben definito è, secondo me, il grosso potenziale degli autori italiani.
Cerco di esprimermi meglio:
il “dovremmo metterlo” non significa “infiliamocelo dentro a tutti costi e/o facciamo solo giochi di quel tipo”. Significa che IMHO la cosa in cui siamo i più bravi di tutti è l’elemento divertente, che spesso va a braccetto con la fortuna.
Ovviamente se uno è appassionato di giochi strategici e ha in mente il nuovo puerto rico ben venga. Di certo non deve infilarci dentro una componenete dado non richiesta, però secondo me il settore in cui partiamo avvantaggiati è quello e secondo me dovremmo sfruttarlo (sempre nei limiti dei gusti personali, ovviamente).
Tutto questo senza necessariamente imbrigliarci all’interno di definizioni rigide o modelli fissi.
Post edited by: mariov, at: 2005/05/24 16:17
Mario Sacchi - Post Scriptum http://postscriptum-games.it Il mondo è bello perché è Mario
il “dovremmo metterlo” non significa “infiliamocelo dentro a tutti costi e/o facciamo solo giochi di quel tipo”. Significa che IMHO la cosa in cui siamo i più bravi di tutti è l’elemento divertente, che spesso va a braccetto con la fortuna.
E allora sono quasi d’ accordo con te
Anche io nella mia piccola esperienza d’ autore mi sono reso conto che un bel dado, e una bella pescata di carte avrebbe dato qualche cosa al mio gioco, altrimenti sarebbe stato ancora più freddo di quello che effettivamente è. Però ho cercato di dare un senso alla cosa, di renderlo omogeneo alla meccanica senza forzature. Spero di esserci riuscito, ma ormai non sono più in grado di giudicare il mio gioco, ed è un grosso problema.
E allora sono quasi d’ accordo con te
Anche io nella mia piccola esperienza d’ autore mi sono reso conto che un bel dado, e una bella pescata di carte avrebbe dato qualche cosa al mio gioco, altrimenti sarebbe stato ancora più freddo di quello che effettivamente è. Però ho cercato di dare un senso alla cosa, di renderlo omogeneo alla meccanica senza forzature. Spero di esserci riuscito, ma ormai non sono più in grado di giudicare il mio gioco, ed è un grosso problema.
Luca
Beh, ma è ovvio che il gioco deve partire fin dall’inizio con l’idea del dado. Infilare il dado a tutti i costi in un gioco che funziona bene senza è addirittura dannoso, quindi la questione dell’omogeneità non si pone.
Per quanto riguarda il tuo gioco secondo me la componente fortuna non è legata al divertimento. E’ un gioco strategico, in cui volutamente non ci sono parti comiche (è vero che io giovedì su 4 carte politiche ho pescato 4 “2”, però non essendo una pescata pubblica gli avversari non potevano canzonarmi).
Secondo me le carte politiche potrebbero anche valere tutte uguali e il gioco non cambierebbe poi molto.
Purtroppo, visto che QUALCUNO non ha portato il foglio non posso darti il mio parere sul Linchetto, che credo sia la cosa più attinente all’argomento che ci interessa
Mario Sacchi - Post Scriptum http://postscriptum-games.it Il mondo è bello perché è Mario
Per quanto riguarda il tuo gioco secondo me la componente fortuna non è legata al divertimento. E’ un gioco strategico, in cui volutamente non ci sono parti comiche (è vero che io giovedì su 4 carte politiche ho pescato 4 “2”, però non essendo una pescata pubblica gli avversari non potevano canzonarmi).
Secondo me le carte politiche potrebbero anche valere tutte uguali e il gioco non cambierebbe poi molto.
Ma io con divertimento non intendo il fatto che si rida per il gioco, ma più il piacere che si prova giocandolo.
Tu sei appassionato di scacchi e suppongo che ti diverti giococandoci, ma non credo che ti fai delle grasse risate ogni volta che “mangi” l’ alfiere avversario, o sbaglio (conoscendoti mi sa che mi sbaglio!)?
Le carte differenziate aumentano secondo me l’elemento “vertigo” (per utilizzare queste definizioni) del gioco e di conseguenza il divertimento.
Purtroppo, visto che QUALCUNO non ha portato il foglio non posso darti il mio parere sul Linchetto, che credo sia la cosa più attinente all’argomento che ci interessa
Ma io con divertimento non intendo il fatto che si rida per il gioco, ma più il piacere che si prova giocandolo.
Ok, leggittimo e condivisibile. Però non era quello che intendevo io quando ho iniziato a parlare di alea e divertimento. Io parlavo proprio di aspetti comici, in cui noi Italiani IMHO siamo particolarmente bravi (in quanti giochi tedeschi c’è la tempesta di crauti? )
Tu sei appassionato di scacchi e suppongo che ti diverti giococandoci, ma non credo che ti fai delle grasse risate ogni volta che “mangi” l’ alfiere avversario, o sbaglio (conoscendoti mi sa che mi sbaglio!)?
In un torneo a tempo lungo naturalmente no. Chiunque osasse fare una cosa del genere verrebbe catramato e piumato all’istante. Nelle lampo (tempo di riflessione: 5 minuti per l’intera partita) al circolo assolutamente sì. Si va lì apposta!
Le carte differenziate aumentano secondo me l’elemento “vertigo” (per utilizzare queste definizioni) del gioco e di conseguenza il divertimento.
Sì, in effetti hai ragione.
Purtroppo, visto che QUALCUNO non ha portato il foglio non posso darti il mio parere sul Linchetto, che credo sia la cosa più attinente all’argomento che ci interessa
Evvabbe ma cosa vuoi che cambi ^____^
Boh? Non lo posso sapere perché non c’era il foglio! :dry:
Mario Sacchi - Post Scriptum http://postscriptum-games.it Il mondo è bello perché è Mario
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