Ho elaborato una teoria.. Di preciso è ancora in fasce ma ci sto lavorando molto seriamente – anche se non sono sicuro della sua riuscita.
Senza dilungarmi troppo: ho immaginato che in tutti i giochi da tavolo esistono due concetti, le scelte e le azioni. Le scelte sono decisioni prese dai vari giocatori, scelte che vengono prese allo scopo di influenzare l'andamento di una partita e che danno origine ad azioni (come può essere la scelta di attaccare un territorio in risico) Le azioni sono tutti i cambiamenti “materiali” cioè reali che avvengono durante il corso di una partita. Ho diviso le azioni in dipendenti e indipendenti, in conosciute e sconosciute, a seconda che derivino da una scelta fatta da un giocatore o dal gioco stesso, e a seconda del fatto che queste azioni sono conosciute a priori (passo dal via e le mie casse crescono di 20000 dollari) o meno (l'esito di un tiro di dado o la pescata di una carta a caso)
Lo scopo di questa schematizzazione è la costruzione di una sequenza temporale(utilizzando ovviamente simboli e abbreviazioni) che permetta di vedere come si muove un gioco (quante scelte si fanno, quanto è presente la casualità, quanto interagiscono i giocatori con il gioco stesso,….) Non mi dilungo più di tanto perché da scrivere è un poema, comunque trovate tutto sul blog in firma, anche se non ho ancora finito diciamo che lo scheletro di quello che ho in mente comincia a vedersi.
Se posso dire una cosa, le azioni in sè (dipendenti ed indipendenti) causano effetti e quelli andrebbero aggiunti. Cioè: non me la sento di dire che passare dal via è una azione a priori. Mi sento di dire che è un'azione dipendente (DEVI tirare i dadi, è la regola del gioco) e che solo l'effetto della casella “VIA!” è conosciuto a priori. Provo a fre un piccolo schema:
Nel gioco monopoli se passi dal via guadagni 20k €. Questa regola è basata su due cose: -Azione “lancio dei dadi” dipendente (il gioco costringe al lancio dei dadi) -Effetto a priori “Movimento” (non puoi scegliere se l'azione “lancio dei dadi” può far muoverti o meno, devi farlo e basta e quindi passerai per forza di cose prima o poi dal “Via!”) -Effetto a priori “Casella Via!” (qualunque siano le scelte del turno di qualunque giocatore e qualunque siano le sue azioni egli ritirerà 20k € passando su questa casella)
E così via… l'azione è quindi non l'effettivo cambiamento (quello è l'effetto) ma il mezzo con il quale si attiva/ottiene/rende l'effetto.
In conclusione e in generale:
Un scelta serve ad ottenere effetti (dipendenti, indipendenti, a priori, ecc…) che influenzano l'andamento del gioco tramite specifiche azioni (indipendenti, dipendenti ecc…) inerenti alla scelta stessa. Le scelte sono sempre derivate dai giocatori.
Le azioni (tranne se dipendenti dal gioco) sono sempre derivate da una scelta.
Innanzitutto, cosa che non avevo scritto nel post che andrò a copincollare, complimenti per l'iniziativa. Analizzare – e cercare un linguaggio comune – è una delle cose che credo siano più utili in questo campo, almeno in questo “momento storico”.
Riporto quello che avevo detto in merito:
C'è subito una cosa che non mi torna: “scelta e azione”. IMHO scelta e azione sono quasi sinonimi. Il primo implica una selezione (fra più opzioni), il secondo l'esecuzione di qualcosa (di solito fra più azioni). Personalmente dividerei il gioco da tavolo in azioni e conseguenze. Perdere punti ferita non è un'azione, è la conseguenza di un'azione (del mio avversario che attacca, per esempio). Concettualmente ho capito cosa intendi (l'esempio del cavallo è abbastanza chiaro) ma forse – e sempre imho – stai schematizzando troppo e c'è bisogno di aggiungere variabili
Vediamo: Di solito c'è un'Azione che porta a un Effetto. In mezzo ci può essere una Risoluzione che dall'Azione porta a Effetti diversi (altrimenti l'Azione è “automatica” e l'Effetto è fisso, come negli scacchi). Però il sistema Azioni-Risoluzioni-Effetti può essere molto intricato, tanto da diventare ininseribile in uno schema (pensa a che bordello è un turno di Puerto Rico a livello di variabili!). La cosa fondamentale a cui penso io quando invento qualcosa è quanta alea inserire e dove. La puoi mettere a monte, con una parte aleatoria che precede l'azione vera e propria (come il tiro dei dadi in Kingsburg), si presuppone seguita da scelte (sennò stai inventando il monopoli). Oppure nella Risoluzione, come gli attacchi di Risiko O nell'Effetto, come l'assegnazione dei danni in Wings of War.
L'impatto su chi gioca è estremamente differente, e proprio per questo mi sembra un discorso davvero complesso. Si parla sia di bilanciamento, che di percezione da parte di chi gioca, che di controllo del flusso di gioco… pur adorando le schematizzazioni, credo che sia un lavoro davvero titanico.
EDIT: nel frattempo è arrivata la risposta di ble, con cui sono in larga parte d'accordo. Un'ultima precisazione, derivante da quanto ho detto: scegli/amo bene le parole, perchè i termini che si definiscono all'inizio poi si tende a portarseli dietro. Se si chiama una cosa con un nome che si rivela poi sbagliato bisogna tornare indietro ed è davvero una palla
Ciao, pensavate che non avessi nulla da dire al riguardo:) Invece no, eccomi qua:)
Condivido in toto il pensiero iniziale di IZ, e per questo mi permetto di dire la mia anche su questo Topic. Le riflessioni che fate, sono di fondo giuste e molte condivisibili, ma credo che questo argomento abbia bisogno di 2 concetti base che si applicano sempre agli scacchi, gioco che per mè è alla base di qualsiasi analisi, apparte il discorso fortuna.
Perchè gli Scacchi?
Solo il fatto che ad ogni mossa, quando porta a conseguenze evidenti nel proseguo, vengono assegnati questi simboli ! buona intuizione, !! intuizione geniale, ? mossa debole, ?? mossa sbagliatissima, ?! Mossa dubbia, non di chiara interpretazione e che varia molto dalla risposta dell'avversaria, !? mossa interessante, ma forse non la migliore, possa tornarci utile nell'analisi di una qualsiasi partita di moltissimi altri giochi.
Questo perchè gli scacchi hanno una storia dietro alle spalle che gli altri giochi non hanno, forse l'avranno tra una ventina d'anni, per quelli che riusciranno a resistere nel mercato. Pensate che ci sono partite giocate e trascritte (cioè le posso rigiocare oggi su una qualsiasi scacchiera), da Napoleone Bonaparte ad esempio. Inotre i giocatori di scacchi, nel secoli, hanno portato concetti e filosofia su questo gioco, legate alla vita comune.
Io credo che gli scacchi siano un po' come la vita: intimidiscono le persone, ecco perché hanno inventato la dama. Bobby Fischer
Le guerre in questo Regno si svolgono in continuazione, senza suscitare paure, e il Regno prospera in continuazione sempre più ricco. I suoi abitanti sottostanno a leggi rigorose e osservano antiche usanze. (da Averbach-Bejlin Lezione di scacchi)
Ho dedicato più tempo agli scacchi che a qualsiasi mia altra attività. Li amo, mi appassionano, mi divertono e quella testa di rapa di padre Adam continua a battermi senza alcuna pietà. Voltaire
Ok allora, dopo questa premessa ecco i due punti fondamentali dai quali bisognerebbe partire, per poi incastrare le vostre considerazioni STRATEGIA-TATTICA Due termini di uso comune in qualunque gioco o sport, ma non sempre le persone che lo menzionano (in primis giornalisti sportivi) sanno effettivamente cosa sono e come si differenziano.
Una strategia è la descrizione di un piano d'azione di lungo termine usato per impostare e successivamente coordinare le azioni tese a raggiungere uno scopo predeterminato. La strategia si applica a tutti i campi in cui per raggiungere l'obiettivo sono necessarie una serie di operazioni separate, la cui scelta non è unica e/o il cui esito è incerto. La parola strategia deriva dal termine greco στρατηγός (strateghós), ossia “generale”. La strategia si contrappone alla tattica, che ha invece lo scopo di pianificare al meglio la singola azione e deve tener conto di tutti i vincoli pratici e contingenti di essa.
Una tattica è un metodo utilizzato per conseguire determinati obiettivi. Si applica alla guerra (tattica militare), ad una battaglia o ad un duello, ma anche in economia, nel commercio, nello sport, nelle attività ludiche e in una grande varietà di campi come la negoziazione. Le tattiche sono i mezzi concreti utilizzati per ottenere il risultato prefissato. Il dizionario di termini militari del Dipartimento della Difesa statunitense [1] definisce il livello tattico come:
« il livello militare in cui le battaglie e l'impegno bellico sono pianificati ed eseguiti per ottenere obiettivi militari assegnati alle unità tattiche o task force. »
La strategia è il progetto complessivo.
Un esempio della differenza, in una guerra contro un'altra nazione, in cui l'obiettivo è vincere la guerra, è tra la strategia che punta a distruggerne l'esercito per neutralizzare la sua capacità militare e le tattiche messe in opera dai combattenti per eseguire specifiche azioni in luoghi specifici.
Secondo Michel de Certeau, mentre la strategia crea il suo spazio autonomo, una tattica è una azione volontaria determinata dall'assenza di un luogo proprio. Lo spazio della tattica è 'lo spazio dell'altro'. Le tattiche sono dunque azioni isolate che si avvantaggiano delle opportunità offerte dall'avversario.
E' tutto molto bello e interessante—- però non capisco l'affinità con il topic che cerca di schemattizare i giochi sia che siano strategici che tattici Cioè… facendo l'esempio degli scacchi, in cui la tattica è la componente fondamentale, ma parte (immagino) da una strategia (che possa essere una determinata apertura o altro sinceramente non so non sono “Master Scacchista” che cmq ha come obiettivo lo scacco matto o la patta. Quindi… se parliamo di scacchi a mio avviso il topic rientra in questo modo.
Scelta: la pedina da muovere
Azione dipendente: muovere un pezzo (devi farlo) da cui derivano 3 possibili effetti
Effetto 1 dipendente dall'azione movimento: pedina “x” spostata in casella “b” da casella “a” secondo regole della pedina
Effetto 2 dipendente dall'azione movimento: pedina “x” mangia pedina”y” da cui nasce una nuova azione dipendente “rimuovere la pedina mangiata” (che ha come effetto “pedina y rimossa dal gioco”)
Effetto 3 dipendente dall'azione movimento e dal tipo di pedina: pedina “x=pedone” promossa (se ha raggiunto il fondo della scacchiera, sempre che sia obbligatorio in questo momento non ricordo). Ciò determina una azione dipendente “rimuovere il pedone promosso e sostituirlo con una pedina a scelta dello stesso colore (scuste se sbaglio l'effettivo regolamento ma spero sia chiaro)”. Questa azione è preceduta dalla scelta che possiamo chiamare per effetto che si traduce in “pedina in cui voglio promuovere il pedone”. Da questa azione risulta l'effetto “pedone promosso a pedina scelta e sostituito di conseguenza”.
Insomma da questo “semplice” schema che esprime il gioco degli scacchi in tre passaggi, si capisce che è un gioco di pura scelta (che sia tattica o strategia non importa più) in cui azioni ed effetti sono dipendenti al gioco stesso, e quindi non controllabili. E' un gioco in cui influisci solo tramite scelte tra azioni ed effetti dipendenti dal gioco stesso.
E così forse andrebbero analizzati tutti i giochi e tramite qusto schema capire quanto un gioco può essere versatile o meno su questi punti.
Poi… Per il passaggio dal via del monopoli: certamente è un'azione dipendente dal fatto che passo sopra questa casella, tutto quello che succede in un gioco è dipendente da quello che è successo prima, quello che cerco io è la relazione tra le scelte e le azioni facendone una sequenza, per poter capire quando è il giocatore che interviene e quando è il gioco stesso che conduce la partita. Tornando al monopoli, bisogna però anche dire che non è un'azione dipendente dalla nostra volontà, è il gioco stesso – tramite le regole – assieme alla casualità che ti fa andare su questa o su quella casella. Dal punto di vista di questo metodo se faccio 4 con i dadi, passo dal via e ritiro venti euro, sono tutte azioni sulle quali nessun giocatore ha controllo. Si potrebbe anche dire (e questa cosa non l'ho ancora specificata) che il gioco ha fatto una scelta – quella di spostare la mia pedina da una casella prima del via a una dopo, siccome le scelte non sono conosciute ai giocatori finché non sfociano in un'azione sono da considerarsi sconosciute. Direi che le scelte del gioco possono anche essere omesse perché danno origine ad azioni, conosciute o sconosciute, ma comunque provengono dal regolamento che è conosciuto a tutti i giocatori. Sono le scelte dei giocatori che vanno specificate perché possono essere molteplici (nella maggior parte dei giochi) e non portano sempre alle stesse azioni.
Se qualcuno ha voglia mi può mandare i resoconti schematici di qualche partita ai giochi più semplici per provarli a tradurre in sequenza (basta dire x ha fatto questo, y ha fatto questo, z ha fatto quest'altro ecc ecc dopo mi arrangio io).. E' un compito un po' arduo lo so, la mia idea era quella di fare un giro a Torino per provare a seguire dei giochi nuovi (tanto per cambiare un po'), però per problemi di lavoro non so se riesco a esserci (e mi dispiace un sacco perché interagire con carne e ossa è meglio che farlo che bit e pixel)
E' un compito un po' arduo lo so, la mia idea era quella di fare un giro a Torino per provare a seguire dei giochi nuovi (tanto per cambiare un po'), però per problemi di lavoro non so se riesco a esserci (e mi dispiace un sacco perché interagire con carne e ossa è meglio che farlo che bit e pixel)
Io ci sarò (miracolo sono riuscito ad inserire l'appuntamento di Torino, col mio nuovo lavoro) spero proprio che tu ci sia, perchè penso proprio che face to face ci si capisca meglio, e se vogliamo fare un analisi seria a 360° di un gioco o più giochi e meglio parlare la stessa lingua come dice Izraphael.