Vi segnalo il mio Storie di giochi. Divulgativo, ma contiene comunque anche molte storie di come autori italiani e stranieri abbiano ideato e portato al successo alcuni dei giochi più famosi. E' uscito per Gallucci questa estate. Sia quello che il Dizionario dei giochi Zanichelli hanno una fitta bibliografia. Nel caso del Dizionario, 700 volumi…
Verissimo! Le mie notarelle erano solo per chiarire il dettaglio (e sono anche piccole curioosità che magari intrigano). Invece sulla discussuione che ha generato il dubbio lascio a voi ogni considerazione.
Sul Risk Lord of the Ring lasciatemi solo annotare che la Nexus con la Guerra dell'Anello
Sia La Conquete du Monde (1957), prima incarnazione di Risiko, che il Risk americano (1959) hanno cubetti (il brevetto originale di Lamorisse prevede anche triangoli per le flotte, ma il gioco pubblicato non le mette). Le pedine restano cubi anche nei vari Risk europei. Il gioco arriva in Italia pubblicato dalla Giochiclub, nel 1968, con le consuete pedine di legno a cubetto che usa nel resto del mondo. I carrarmatini appaiono nell'edizione del 1973, sempre della Giochiclub, assieme alla mitragliatrice (che vale 10 carrarmatini), poi abbandonata, e restano una peculiarità tutta italiana (anche se li ho trovati pure in un'edizione jugoslava dall'aria un po' piratesca). Fanti, cavalieri e cannoni appaiono nelle edizioni USA nel 1993, in quelle europee nel 1994, e si fanno metalliche nell'edizione Deluxe del 1999.
Trovate questoi e altro nel fondamentale “La storia di Risiko e l'anello mancante”, di Convenevole e Bottone, edizioni Novecento GeC.
In effetti non esiste o perlomeno non è di pubblico dominio (almeno su boardgamegeek e cercando su google per quasi un anno non l’ho trovato) un gioco come quello che sto terminando di testare.
Come pura curiosità storica posso citarti “Crush!” di Vincenzo Spina, che negli anni ’90 era piuttosto attivo e presente in tutte le manifestazioni italiane e portava in giro questo suo calcio fantasy molto animato, con 22 miniature che si affrontavano in campo anche a colpi di incantesimi per 90 turni. Poi lo ha semplificato in un calcetto fantasy.
Ovviamente l’ambientazone non è la stessa, ma è affine.
Anche Vincenzo era a GiocaRoma: l’ho visto di sfuggita sabato pomeriggio.
Il gioco non è mai stato pubblicato (credo ne vendesse copie autoprodotte) e non è reperibile online.
Grazie… Da un lato, mi piace anche lavorare a quattro mani (a volte sei, a volte dieci…) con altre persone che ci mettono anche loro passione e impegno. Lo vedi anche dai libri e dai giochi che ho pubblicato:
Questo rende più ricco di idee quello che si fa e aiuta anche le lavorazioni parallele. Dall’altro il vero trucco (che sul libro decennale non ho applicato) è anche voler finalezzare le cose. Ho colleghi che hanno bellissimi progetti pronti al 95%… ma è come se lo fossero allo 0%. E a volte se si perde il momento giusto certe ottime cose diventano desuete e impubblicabili.
Da autore non ho portato prototipi, ma confermo che è stato utile essere lì per incontrare editori vecchi e nuovi. Prototipi altrui ne ho visti giocare diversi, comunque, e si vedeva un bel fermento anche in questo. Inoltre venire alla manifestazione è stata una bella occasione per incontrare appassionati di giochi già editi che si sono costruiti materiali alternativi per essi: molto interessante anche quello, come stimolo e spunto per nuove espansioni.
Di tutto il resto (conferenze, pubblico, luoghi piacevoli e di piena visibilità/non respingenti per i passanti, ospitalità, organizzazione) mi sono già complimentato altrove con gli organizzatori, ribadisco qua congratulazioni globali.
La famiglia non giocante mi ha inoltre costretto a girare vicoli e piazze del centro, senza restare sempre in area fiera: condivido le parole di Walter, ho scoperto scorci e monumenti assai belli che compongono una Pisa bella e a me finora ignota. Oltre ovviamente ad aver avuto l’occasione di tornare in una piazza tra le più belle, forse la più bella, d’Italia, con il campanile più famoso del mondo.
Per chiudere, a questo prioposito, una nota sui campanilismi esasperati della nostra povera Italia, di cui in questa occasione ho avuto un segno inequivocabile che mi ha davvero strappato un (malizioso) sorriso. Quando Genova ha devastato Porto Pisano, se n’è portata via per trofeo le catene da esibire in città. Quello che non sapevo è che ne ha regalate un pezzo ai fiorentini: http://www.francobampi.it/liguria/pezzi/catene/catene_oggi.htm
E per spingere i genovesi a regalare qualcosa (lo dico da mezzo genovese…) ci dev’essere stata la voglia di fare proprio un grande sfregio. Poi è arrivata mamma Italia, quasi sei secoli dopo, e le ha fatte restituire tutte. Ma intanto la cosa mi ha fatto scattare delle molle, chissà che il mio prossimo prototipo non abbia qualche riferimento a tutto questo…
Io lo definirei più “gioco di percorso”: c’è un tragitto preciso da fare. Mentre le tessere son piazzate a caso, le si psposta un pochino solo allo scopo di migliorare il proprio tragitto (o peggiorare quello altrui).
Per un prototipo, contattatemi in privato: angiolino(at)gmail.com
Vince Enrique Fernández con “El Querni”, secondo “Tarsis” di Antonio Catalán (già finalista al Concurso de Diseño de Juegos E-2008 di Cordova dove ero in giuria), menzione speciale a Toni Serradesanferm per “Sabadell 1859”.
O mettere i giochi un po’ più in primo piano… Giocando con le prospettive come quei burloni che nelle foto ricordo fanno finta di reggere la Torre di Pisa…
Al tema abbiamo dedicato un numero intero di GiocAreA. In effetti fare un gioco sul calcio non è affatto banale come sembra. Un bel giochino è Goal, ben progettato ed efficace (non a caso è targato Maggi e Nepitello): http://www.boardgamegeek.com/game/4219
Tra l’altro ha il pregio di dare risultati realistici per le partite, al contrario di altri giochi che talvolta finiscono 11 a 9…
Il vincitore è La mêlée, di Víktor Bautista e Xavi Bonet. Il secondo classificato è Nonaga, di Víktor Bautista. Sette le nomination, tra cui Konos di Francesco Rotta: unico italiano nella rosa dei finalisti.
La selezione dei giochi, è stata fatta in due tornate da una trentina di persone: prioma in base ai regolamenti, dimezzando il numero dei partecipanti, e da lì sui prototipi. La rosa dei sette finalisti sottoposti alla giuria comprendeva tre astratti puri, un astratto ambientato, un gioco di aste e investimenti molto in spirito germanico, un incrocio tra un gioco di bluff e di ragionamento, un party-game a tema sportivo. Come giuria eravamo tre rappresentanti dell’associazione Jugamos Tiod@s, Jens-Peter Schliemann e io. I due giochi che si sono disputati i primi due posti sono estremamente diversi tra loro: quello del Rugby e un astratto puro estremamente elegante. Alla fine ha prevalso il primo, che si è aggiudicato il premio d 500 euro; al secondo 200 euro (non male per un concorso a iscrizione gratuita).
Abbiamo lavorato su prototipi anonimi, per poi scoprire che l’autore del secondo gioco è anche coautore del primo!
Consiglio a tutti la partecipazione in futuro, anche se non sarò più giurato – credo: oltre all’associazione c’eravamo noi ospiti internazionali dell’incontro No Sólo Parchís – Eutopía 2008, e immagino chje l’anno prossimo inviteranno altri.