Io vorrei portarvi in CAPPADOCIA (Turchia)! Terra di vulcani, di chiese e case scavate nella roccia, di intere città sotterranee, di cavalli leggendari … e di tanti tanti piccioni!
Riporto anche qui il mio commento … tanto per fare caciara, un po’ di qua e un po’ di là.
“La mia esperienza è un po’ diversa. Nel senso che quando ho incominciato ad inventare giochi non ero assolutamente un hard gamer. Giocavo a risico, scacchi, anche forza quattro. Insomma conoscevo i giochi che (aihmè) sono diffusi dalla grande distribuzione.
Poi, quando ho cercato di conoscere qualcuno a cui far provare i miei prototipi si sono spalancate le porte dell’arte ludica.
Per rendere l’idea … immaginate che uno si metta a scrivere canzoni conoscendo solo le canzonette dei Ricchi e Poveri. Poi va da uno a fargliele sentire e questo ti presenta l’opera di Fabrizio De Andrè!
Ben venga, mi sono messo su una piccola (manco tanto) ludoteca personale, ho creato cinque gruppi di gioco diversi con cui assiduamente ci cimentavamo ai Coloni, El Grande, Tigri&Eufrate, Puerto Rico etc etc.
Devo dire che secondo me la creatività un poì ci perde. Si rischia sempre di ricadere in meccaniche già viste. Ma questo avviene soprattutto se uno si mette a freddo a dire: “Bene, ora inventiamo gioco”.
A me capita invece di ritrovarmi a pensare un gioco mentre sto facendo tutt’altro. Tipo in motorino ad un semaforo (e non vi dico cosa mi hanno potuto mandato a dire i miei concittadini romani quando è scattato il verde) … o peggio durante una riunione di lavoro.
Insomma, io ci andrei piano con le parole, ma credo la creazione di un gioco possa essere considerato un processo “artistico” dove l’ispirazione è fondamentale. O almeno a volte è così.
Certo, poi se uno sceglie di farne un mestiere le cose magari cambiano. Per continuare il parallelo con la musica, un’altro grande, Francesco De Gregori ha sempre detto che per lui fare musica era un mestiere e pur avendo prodotto dei veri capolavori, ha lui stesso ammesso di aver fatto dischi meno ispirati o composto canzoni solo per riempire i gli spazi di un disco.
Comunque ha ragione Paolo, “pensare un gioco” è un gioco bellissimo.”