A proposito di questa cosa, di fare ordini collettivi dalla Germania e/o dall’Inghilterra, stavo pensando anch’io… Si potrebbe:
costituire un gruppo di acquisto, tipo con periodicità di ordine bimestrale, con una persona (non io!) che poi ridistribuisce a chi di dovere il materiale arrivato. Questo può essere utile per Spielmaterial, o necessario (per raggiungere i quantitativi minimi) per PlasticForGames
chiedere ai suddetti produttori/distributori uno sconto personalizato per IDG, magari da associare alle modalità suddette. A questo posso pensare io, anche se non è così ovvio che vada in porto… Ma tentar non nuoce.
Cosa ne pensate?Post edited by: pa°L°, at: 2005/02/10 09:27
E’ l’idea che Francesco Rotta sbandierava qualche tempo fa. Bisogna che ci sia uno che si occupi di gestire appositamente la cosa e al quale ognuno mandi le sue richieste, sennò diventa un gran caos.
Bene.
Stai sempre attento però a non basare in modo vincolante su un libro o su un film la tua creazione. Pensa se per vendere il tuo bellissimo e collaudatissimo gioco su Guerre Stellari, George Lucas ti chiedesse molti soldi di licenza … Chi te lo produrrebbe? Meglio un gioco su Napoleone
Volevo chiedere e sapere quali sono le norme e le regole che regolano il diritto d’autore sui giochi da tavola.
Si devono brevettare i prototipi?
Esistono brevetti nazionali ed internazionali?
Il costo?
Un salutone dal leprecauno.
Se me è parlato e straparlato su IHG qualche tempo fa.
Puoi dare un’occhiata a : http://it.geocities.com/frarobertooo/
Ti dico già che il succo delle discussioni era che non esiste una tutela legale efficace. La tutela migliore è far conoscere il proprio gioco (ad eventi, concorsi, manifestazioni) piuttosto che nasconderlo per paura di farsi rubare l’idea. Nei rapporti con le case editrici, poi, la paranoia sembra particolarmente controproducente.
Io parto dalla considerazione che, se la meccanica è trita e ritrita, nessun tema potrà generare un gioco interessante.
Quindi mi concentro sulla possibilità di alterare qualche meccanismo per creare qualcosa di originale (una ‘contromeccanica’ per citare la DaVinci) e infine, se necessario, ambiento il gioco.
Probabilmente questo mio approccio è dovuto alla mia passione per i giochi astratti.
Yah, mi zento un bo tettesco
Io personalmente non prediligo i giochi in cui l’ambientazione è solo un pretesto, per cui nell’unico gioco che ho inventato sono partito dall’ambientazione e l’ambientazione è predominante rispetto alla meccanica.
E’ ovviamente una questione di gusti ma per me una parte importantissima del divertimento è costituita dall’ “entrare nel personaggio”, nel trasformarsi in un condottiero o in un pilota di Formula Uno. Questo richiede qualche regola in più e una durata del gioco più lunga, che però se il gioco mi piace non considero un difetto (più gioco=più mi diverto).
E’ comunque ovvio che non basta né l’ambientazione da sola, né la meccanica da sola per fare un bel gioco.
Ciao,
se uno volesse scrivere un regolamento in inglese che può fare?
Leggere diverse copie di regolamenti in inglese è la prima cosa che mi è venuta in mente.
Proposte migliori?
Ciao e grazie,
fantavir
Il passo successivo è scriverlo, e farlo leggere ad un inglese o a qualcuno che conosca bene la lingua. Se vuoi mi offro come correttore di bozze.
Ho visto che BOARDGAMEGEEK sono già presenti le schede di TATATA e WATCH YOUR BACK, che non sono ancora usciti (forse il secondo è appena uscito, ma la scheda credo sia presente già da un po’). Puo’ anche essere questo un modo per tutelarsi?
Boardgamegeek accetta di inserire schede di giochi non ancora pubblicati?
Commentini, con pregi e difetti (presunti) nell’ordine.
Vendesi Fantasmi di Acchittocca
Un gioco molto ma molto bello come meccanica (gestione delle risorse, bluff, deduzione : davvero un bel mix) e soprattutto molto ben bilanciato in tutte le sue componenti. Non mi ha entusiasmato l’ambientazione, per la quale penso si potrebbe forse trovare qualcosa di più calzante.
Alta tensione di Gianfranco Sartoretti
Bello. Prende qua e là da Clans e da Metro ma il risultato mi sembra un gioco con una sua individualità. Anch’io ho trovato che ad un certo punto però il gioco tende a chiudersi eccessivamente verso la fine per l’impossibilità di chiudere delle linee.
Coast to Coast di Luca Borsa
Buona l’idea di utilizzare un colore neutro che vale per entrambi i giocatori, gioco elegante nel design. Per i miei gusti personali è però un gioco troppo astratto per cui non sono riuscito ad appassionarmi più di tanto. Bisognerebbe sentire l’opinione di un un Cottogni.
TATATA di Angelo Porazzi
Ambientazione strampalata (in senso buono) e molta interazione fra i giocatori, come nello stile dell’autore.
Pur non mancando di elementi strategici (gestione delle carte, memorizzazione delle carte sul tavolo) la fortuna però conta molto e chiunque puo’ vincere se aiutato dalla dea bendata. Per la sua ambientazione ed immediatezza credo possa essere un gioco adatto per avvicinare il mare magnum dei non giocatori.
Konos di Francesco Rotta
Pur conoscendo Francesco e pur essendo questo gioco sulla breccia da almeno 3 anni non l’avevo mai giocato. E’ stato una molto piacevole sorpresa nella sua eleganza e semplicità. Mi sono divertito molto nel playtesting con l’autore e Walter.
Però bisogna differenziare un po’ il colori delle piramidi e trovare un espediente per capire bene quali sono le piramidi già incrementate o meno durante la mossa.
Medaglia d’oro di Mariov e Matteo Panara
Penso che sia un gioco molto bello giocato nella sua interezza, con tutte le specialità dei salti, lanci e corse e con in più anche le carte speciali. L’ambientazione infatti è il suo forte ma pu’ anche costituire il suo limite (insieme alla sua lunghezza) nel caso intenda rivolgersi ad un publlico vasto.
Il mio piccolo contributo:
Se un gioco non diverte vuol dire che non va bene e bisogna cambiare qualcosa, nonostante l’affetto che ci lega alle vecchie regole. Ma è anche possibile che sia stato testato con le persone sbagliate, per cui il mio consiglio è di testarlo sempre con persone diverse, per capire a chi puo’ essere indirizzato. Chi predilige Bang! puo’ darsi che si rompa a giocare a Puerto Rico o Euphrat&Tigris, ma entrambi sono ottimi giochi.
Consiglio peraltro a tutti di comprare “I giochi nel cassetto” di Leo Colovini, che è prodigo di consigli per l’autore di giochi e soprattutto è recente e ancora in commercio. Non sono pienamente d’accordo con la filosofia di Leo sulla importanza preponderante del meccanismo sulla ambientazione, ma è comunque un testo che chiunque di noi sarebbe leggesse.
Intanto mi scarico il Werneck…
Secondo me l’autore preferisce avere il maggior numero di indicazioni. Casomai posso capire che potrà essere il playtester a non aver voglia di scrivere una divina commedia.
Se fosse ancora possibile fare dei cambiamenti aggiungerei un più esplicito :
1) Che cosa ti è piaciuto del gioco?
2) Che cosa non ti è piaciuto?
mi chiamo Paolo Bianchi, di Genova, e anch’io cerco di inventare un gioco decente da qualche tempo. A dir la verità l’ho presentato anche al Premio Archimede, ma era ancora molto “acerbo” per cui non è entrato neanche (giustamente nei primi trenta.
Trovo l’idea degli incontri per i playtesting molto interessante. Pensavo che però sarebbe più funzionale fare molti incontri “regionali” e pochi incontri “nazionali”, in modo da rendere la possibilità di playtesting più frequente e meno onerosa in termini di tempo e denaro. Per regionale intendo macrozone (tipo Nord- Ovest, Nord-Est, Centro).
Per adesso conosco solo Wallover, che ho visto sia a Venezia che a Essen. Spero di conoscere altri “colleghi” quanto prima.
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