io sono passato il sabato ed ho assistito alla tavola (che non era rotonda) con gli editori. per trovare il Macro giusto non ho avuto problemi, ma per il meteo si, porca miseria: ogni volta che vado la' piove, e nemmeno poco, e io a Roma mi muovo in Vespa ! per l'evento in se' mi sono potuto trattenere talmente poco, ed era la mia prima volta nel contesto degli inventori di giochi da tavolo, che un mio giudizio non avrebbe molto senso; dalla prospettiva per la quale invece le mie parole possono essere pertinenti, ho osservato: 1) ribadisco una certa affinita' di problematiche concernenti i rapporti tra committenti e designers rispetto a quanto si verifica nel mondo del design di prodotto, solo che qui ho colto un'atmosfera piu' leggera: sicuramente il PIL del settore sara' piu' basso e questo allenta certe ” tensioni” rispetto alla diffidenza o all'esigenza di assicurazioni, o alla cattiva fede di speculatori: in senso buono significa che si percepisce un atteggiamento piu' amichevole o alla pari tra committenza e designer; dal lato cattivo si legge invece un po' di sprovvedutezza da parte di chi e' meno tutelato, e traspare qualche spazio grigio dove la furbizia potrebbe trovare terreno (mi riferisco al mettere in fila, se ho capito bene, che le royalties sono corrisposte ad un inventore sulle “sue” regole + l'editore si riserva il diritto di apportare tutti i cambiamenti desiderati (corretto), + le royalties non sono dovute sui “cambiamenti” apportati (ecco, un po' nebbioso, perche' se uno volesse agire in mala fede sarebbe facile condizionare un percorso al ridimensionamento dei diritti dell'autore quasi azzerandoli). Il mio modesto parere e' che ogni singolo autore, gioco, circostanza, determina specificita' contrattuali diverse. 2) da neofita del mondo dei giocatori ho trovato un'atmosfera dove sembrano prvalere di gan lunga le saghe epiche di battaglie/scontri/di civilta'/di guerre storiche/di universi paralleli….insomma roba “nerd-issima” dove gli ingenuotti del Monopoli a Natale come me si sentono completamente estranei. Ho visto solo un gioco, innocentemente etologico / naturalista, con le ranocchiette che devono saltare il fiume, e lo ho trovato bellissimo (rif. formikaio.it); ripeto: non e' una critica contro un certo tipo di giochi, e' solo la sensazione 'di getto' che mi ha fatto avvertire il settore come abbastanza fondato su certe tipologie, e mi ha fatto chiedere se sia realmente cosi anche il mercato (del genere che un gioco da tavolo sulla vela non tira)…
Ti è venuto in mente regolando il termostato del riscaldamento? Non commento il gioco o l'idea (che mi sembra davvero molto in nuce) però ha una potenzialità di marketing importante: se continui così e ci costruisci intorno il gioco su quanto o come il concorrente consuma di riscaldamento, con la bolletta, il mercato libero o tutelato e il fotovoltaico hai fatto: ne piazzi 100.000 sponsorizzati da Enel Energia (a le altre duecento etichette) come veicolo promozionale pubblicitario: prezzo poco più alto (un 20% ?) del prezzo di costo…assegnazione diretta dell'appalto per la realizzazione del gioco: grafica, produzione materiali e fornitura scatole complete. Niente editori e distributori: vendita secca ad Enel (o chi per lui) da parte del produttore (tu): un discorso a metà tra la battuta umoristica, la fantasia divertita e la potenzialità reale, ma ogni tasto in più che premo mentre scrivo penso che abbia notevole potenziale: io se ti serve mi propongo per la grafica e per la realizzazione, e se ti serve pure per la consegna con il furgone !!
presumibilmente ti tocca lo stesso averla, ma bisognerebbe studiarsi bene la normativa.
Certamente bisogna studiarsi bene la normativa e soprattutto la propria posizione personale, perchè anche se qui è splendidamente utile scambiare esperienze e pareri, anche se del tutto competenti restano sempre “pareri di altri”, mentre con la burocrazia e le normative dobbiamo farci i conti ciascuno del suo. Quello che mi logora il sistema nervoso è come mai quando parliamo tra creativi che hanno lo spirito di iniziativa di fare qualcosa abbiamo (almeno io ho) la sensazione di scambiare affermazioni sensate, concrete, che interpretano la realtà come finalizzata all'obiettivo di creare e commercializzare un prodotto, mentre quando parliamo con i commercialisti, gli avvocati, gli addetti della Camera di Commercio (quelli che ci dovrebbero illuminare) abbiamo invece (almeno ho io) la sensazione che nessuno dica cose esatte, certe, definitive, appropriate rispetto al caso che gli è stato sottoposto, etc etc, insomma che nessuno sappia esattamente di cosa sta parlando!!! Beh, fermo la tomella qui o non ne esco. Comunque se come ho letto qui la marchiatura CE non è richiesta in caso di realizzazioni artigianali, una volta fatti due conti ed eventualmente stabilita la convenienza di produrre una preserie di un paio di centinaia di pezzi allora conviene scavalcare il problema producendo un prodotto artigianale…. E però poi nascono le seccature: cosa significa “prodotto artigianale”? Perchè il problema di questa definizione è che non riguarda l'oggetto, il gioco, ma l'individuo, il produttore, che per produrre un prodotto artigianale dovrà essere inquadrato come “artigiano”, con tutto il corollario di iscrizione alla CCIAA, IRAP, INPS minima a prescindere dal fatturato, INAIL, sede di attività non in casa propria ma in locale apposito accatastato come idoneo ad ospitare un'attività artigiana, quindi dotato di estintore, condizionatore e permesso ASL etc etc). Impiantare tutto l'ambaradan solo per un gioco in scatola significa avere la certezza di un costo fisso di almeno una decina di migliaia di euro all'anno, che tradotto significa dover vendere almeno 4000 copie del gioco in un anno solo per stare in pari. E significa che l'anno dopo vi chiedono l'anticipo del 90% di IRPEF in base a quanto pagato l'anno precedente, ed ecco che se invece di 4000 copie ne avete vendute 2500 siete già falliti. Che posto di Geni, l'Italia…
Sono sicuro che se vai da un'azienda che produce scatole di cartone per imballaggio hanno bidoni pieni di cerchietti di cartone come scarto di qualche lavorazione… Comunque gli adesivi a forma di cerchietti / bollini ovviamente esistono, e non posso credere che al giorno d'oggi non esistano su carta per stampante (sicuramente io sto scrivendo come se “immaginassi” qualcosa che molto probabilmente ho in testa perchè ho già visto e persino usato) Se li trovi tornano in auge anche i feltrini di cui hai piena casa: i bollini di carta sono adesivi, quindi ce li appiccichi sopra su entrambi i lati, no?
Di solito i feedback dei giochi in valutazione arrivano dopo 6/9 mesi.
Domandone: “Di solito”…..arrivano? Perchè in altri settori (soprattutto va detto con aziende italiane) i feedback non arrivano mai… insomma un po' come quando si mandano i curricula… |
Sono una new entry: per me è il primo evento del settore: in pratica vorrei partecipare come visitatore interessato, assistere alla conferenza sui giochi digitali, informarmi sulle tecniche dello stampaggio 3D, magari giocare con qualcuno a qualche gioco… Porterei anche il mio gioco, ma non credo di fare in tempo per questa manifestazione. Domanda: è comunque richiesta l'ìscrizione oppure è una cosa richiesta solo a chi espone il proprio gioco come autore? Grazie LoP
Altra idea: non so a cosa servano i tuoi gettoni e quindi quanto è bene che “pesino”, ma…..se ti compri i dischetti di feltro autoadesivo venduti nei supermercati come tamponi striscianti per gambe di sedie, mobili, etc…hanno uno bello spessore, dunque una bella corposità come oggetto: certo sono leggeri, e qui vedi tu quanto conta o se va bene….e poi usi il lato adesivo per incollarci su la stampa della tua grafica. A quel punto il problema qualitativo diventa il taglio tondo della carta, ma potendo essere una carta leggera, ecco che la ricerca di una fustella adatta diventa molto più facile e meno costosa….
Questi discorsi (che a me interessano parecchio) sono sempre riferiti a prototipazione o preserie, no? altrimenti la risposta è ovviamente cercata nello stampaggio etc etc. Bene: e allora per 4, 10, anche 100 prototipi, hai pensato a questo? gettoni piatti (quelli dei carrelli del supermercato, in plastica; quelli degli autolavaggi self service, in metallo, nel caso di prototipo non credo si faccia un torto a nessuno usando magari i gettoni di un altro gioco acquistandolo, etc… sopra a questi gettoni (eventualmente da carteggiare per ottenere la superficie piatta) ci si incolla la stampa su carta con il proprio disegno. Se numeri e costi lo consentono, si stampa su carta adesiva e si fa prima: non mi stupirei se un buon print-server abbia in catalogo già carte adesive adatte per stampante addirittura fustellate a cerchietti (in pratica dischetti autoadesivi su carta stampabile: ci metti su le tue grafiche e poi li attacchi sopra al gettone di supporto)…
Nel caso di un gioco da tavolo è pressoché certo che ti serva, ma non dipende in alcun modo da chi produce le miniature, se tu o terzi.
Domanda: ho capito bene che se devi realizzare i segnalini e li fai fare da un terzista, il terzista stesso ha in capo la marcatura CE dei segnalini? Seconda domanda: Se è così, il fatto che tu fai stampare i segnalini da un terzista, il tabellone da un altro terzista, ti approvvigioni della scatola da un altro ancora e dei dadi da un'altro, mettiamo tutti con attestato marchio CE: ti basta questo per commercializzare il gioco oppure non puoi esimerti dal richiedere agli organi competenti la TUA marchiatura CE (che magari sarà impossibile non darti perchè tutto quello che avrai usato sarà stata roba marchiata CE)? Terza domanda (dove volevo arrivare): se realizzi i segnalini in modo para-artigianale usando prodotti di serie nati per altri scopi, assemblandoli poi tra loro in proprio? (esempio per capirsi: risali al produttore e ti compri una quantità di cilindretti di plastica che hai trovato dentro alla scatolina per avvolgere il filo interdentale, poi usi bottoni di plastica colorata prodotti per il settore della maglieria e ci fai la capocchia del segnalino incollandola sul cilindretto di prima) Insomma la riflessione è che se vuoi produrre una preserie lo stampo per plastica a iniezione non conviene, e allo stesso tempo non è conveniente una fattura completamente artigianale come rapporto tra tempo necessario/quantità producibile/qualità finale…ecco che se ti inventi il segnalino ricomponendo parti industriali tra loro, avrai sì da un lato sempre il lavoro artigianale da fare, ma molto più veloce, e dall'altro lato otterrai segnalini già rifiniti a livello di prodotto di serie per uniformità e qualità della fattura…) Ecco, in un caso simile come ti comporti riguardo alla marchiatura CE?
Considerato che avevano copiato entrambi direi di no …c'è gente nota per depositare brevetti terribilmente generici nella speranza che prima o poi qualcuno inventi davvero qualcosa di simile. e loro risultino già depositari.
Ma vedi? Questa è la conferma evidente della non “graniticità” della forza legale del brevetto (e del fatto che rappresenta comunque quantomeno una favorevole congiuntura per l'interesse di chi opera in ambito di contenzioso giuridico)… In altre parole ne esce sempre fuori il detto che tra i due coniugi che divorziano quello che ci guadagna è l'avvocato.
No CMT, non è solo “per il resto” che ho ragione: stiamo dicendo esattamente la stessa cosa: l'idea in quanto tale è evanescente e non definisce una cosa: l'idea di sedia consiste in “una cosa che serve per stare seduti”: non è abbastanza definita per essere brevettata. Lo diventa nel momento in cui ne parli come “un oggetto composto da una tavoletta quadrata chiamata sedile di 40cm x 40, con fissate 4 aste di legno sugli angoli che appoggiate a terra distanziano la tavoletta di 48cm; due di queste aste proseguono nella loro elevazione oltre al livello della tavoletta per ulteriori 25cm e le loro estremità sono unite da una seconda tavoletta di 40 x 15cm che serve ad appoggiare la schiena quando si è seduti”: ecco: adesso puoi brevettare la sedia, ma non hai “brevettato la sedia” bensì “la tua sedia” (o io non potrei fare la mia). Questo intentevo dire, non che devi aver costruito il prototipo (anche se ai fini del rilascio del brevetto è utile: d'altra parte una relazione tecnica accompagnata da disegni la devi produrre): è proprio quello che affermi anche tu (per forza: alla fine è così: al di là delle interpretazioni del burocrate di turno allo sportello della Camera di Commercio che adesso si deve peraltro confrontare con il modello di brevetto europeo). Per l'opera letteraria non conosco il criterio di definizione del concetto di racconto; per una canzone sono le prime sette battute musicali dello spartito (fa giurisprudenza il noto caso della causa tra Michael Jackson ed Albano Carrisi per il supposto plagio di una canzone causa attacco uguale….che poi non vorrei dire una castroneria ma mi pare alla fine avesse ragione Albano)…
io ho una domanda ingenua: ma sta storia del downtime e' cosi' un difetto? voglio dire: a me personalmente piace il downtime perche' e' quello che permette di fare chiacchiere o bersi un bicchiere o andare al bagno mentre tocca agli altri. io saro' un marziano, sicuramente dovete ammettere che questa comunita' e' di “fissati” dei giochi (ovviamente in senso positivo, ma sicuramente molto accaniti, non a caso direi professionisti). ora dico, e la domanda e': ma il target consumer medio e' vicino piu' a voi (sto tutto concentrato sul gioco e se uno mi disturba per offrirmi la fetta di panettone lo sbrano) oppure piu' a quelli come me?
Ho letto post qui sopra che rimarcavano l'importanza della marchiatura CE. Mi sapete dire perche'? intendo: se uno si produce i segnalini da solo, ha problemi per l'eventuale commercializzazione ?
La questione del diritto d'autore e' molto antipatica per la differenza di forza tra un'azienda e un privato persona fisica. Il diritto d'autore e' dell'autore per diritto naturale (il giro di parole si definisce da solo); il nocciolo della questione si gioca sulla prova certa che un certo soggetto ha copiato l'idea di un altro soggetto e che non abbia invece creato a sua volta qualcosa di analogo in modo indipendente. Una idea in quanto tale non e' proteggibile: lo e' la realizzazione concreta dell'idea: non puoi proteggere l'idea di fare una sedia che sta in piedi senza le gambe; puoi proteggere la sedia che hai fatto tu, che ha un potente ventilatore sotto al sedile che la fa stare a mezz'aria senza bisogno di avere le gambe. A un certo punto se ne esce qualcuno che vende una sedia molto simile alla tua: innanzitutto bisogna vedere se si tratta di un'azienda alla quale ti sei rivolto presentando la tua sedia oppure di un'azienda che non ti ha mai visto ne' conosciuto, o magari se viene fuori che e' un'azienda che non conosci, ma alla quale la sedia e' stata venduta da un altra persona, magari che ha avuto accesso ( ha visto) la tua. Dopodiche' in automatico non succede niente, quindi la sedia accusata continuera' ad essere prodotta fino a quando non ci sara' una esplicita contestazione contro la produzione di quella sedia (la causa legale, insomma). In quella sede bisognera' dimostrare che la sedia accusata e' realmente un plagio di quella che si ritiene l'originale oppure se magari non sia solo “simile”: magari verra' ribattuto che il sedile non ha il ventilatore sotto ma un magnete speciale, ha forma quadrata e non rotonda, lo schienale e' alto un metro e mezzo anziche' due metri, sullo schienale non ci sono disegni di fiori ma quadretti… E' gia' chiaro che la prima cosa e' avere la prova provata che in quella certa data esiste quella certa cosa ( il vostro gioco ); poi avere la prova tracciata che il vostro gioco e' stato mostrato a una certa azienda o un'altra ( parecchio piu' complicato e delicato, poi nascono ulteriori problemi perche' quando un ritrovato viene reso di pubblico dominio non dovrebbe essere piu' brevettabile, ma non sono un avvocato quindi andrebbe approfondita la cosa ), e infine e soprattutto e' da vedere se il gioco di tizio ha realmente copiato il vostro o se magari nel vostro le miniature si muovono con le carte e di la' con i dadi, il vostro ha le caselle del tabellone esagonali e l'altro quadrate, etc etc etc. In poche parole una vera tutela, piena al 100 x 100, e' difficile… e se non e' al 100 x 100 vale la pena? ad ognuno la sua risposta.
Secondo me (…) la scelta di autoproduzione dovrebbe nascere da una qualche necessità pratica e non da “gli editori non me lo pubblicano”, perché se così è sarebbe il caso di farsi venire il dubbio che il gioco possa non essere buono quanto sembra (ovvio che gli editori possano sbagliare, ma “qualche” idea sul mercato ce l'hanno) o che si sia puntato sull'editore sbagliato, e sia il caso di impiegare il tempo a cercarne un altro, piuttosto che a tentare di autoprodursi, che non è semplice (…)”
Quello che dici ha molto senso, ma non un senso assoluto: Un editore in quanto tale affronta un mercato con numeri importanti e per gestire questi numeri è legato a canali distributivi che funzionano secondo certi meccanismi. Il tuo gioco potrebbe essere gradevolissimo e anche funzionare benissimo se gestito in un mercato con una distribuzione specifica, che però non esiste proprio perchè è fuori dai grandi numeri. Da un lato questo significa che non riusciresti a fare grandi numeri; Dall'altro significa che se questa distribuzione te la crei tu, non solo riesci a calibrarla esattamente sul target di tuo interesse, ma anche che emergeresti in quel mercato perchè saresti senza concorrenza immediata. Insomma ci sta che un gioco non sia adatto ad un editore perchè il suo canale non lo assorbirebbe bene, oppure non produrrebbe i numeri importanti necessari per lui, ma anche che il gioco sia carino e gradevole per determinate realtà, e che quindi reggerebbe una distribuzione di numeri più ridotti, insignificanti per un'azienda ma comunque da non trascurare per un singolo.
Il resto delle valutazioni si gioca su cose del tutto diverse e lontane dalla bontà o meno del gioco: la domanda non è più “il mio gioco è bellissimo oppure fa schifo?” ma “vale la pena, ha senso, intraprendere tutta la serie di azioni e di costi necessari esclusivamente per produrre e vendere un solo gioco in scatola?”. Ed è la stessa domanda se ti chiedi se vale la pena aprire un chiosco per vendere la pizza, cosa sulla quale purtroppo e paradossalmente (ed è il disastro di questo Paese) la bontà o meno della pizza è tra i dettagli meno determinanti.
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